L’ansia, come gli affetti in generale, in famiglia è contagiosa. Genitori ansiosi che, per esempio, temono di usare i bagni pubblici perché ricettacolo di germi, o di partecipare a un evento in piazza perché spaventati dalla folla o di viaggiare in aereo perché terrorizzati dall’idea di volare, rischiano di trasmettere ansie e paure ai figli.
Ma il loro destino non è segnato: è possibile infatti fare qualcosa affinché i piccoli di casa non diventino ansiosi o fobici. Il percorso individuale del genitore è certamente il prerequisito fondamentale per favorire il benessere dei figli, ma il punto è che fare prevenzione con i bambini, affinché l’ansia dei genitori non li contagi, è importante come andare ogni sei mesi dal dentista per preservare la salute dei denti e prevenire la carie. Diversi fattori concorrono infatti a innescare i disturbi d’ansia. Il temperamento gioca sicuramente un ruolo fondamentale, così come i fattori ambientali: maggiori sono le esperienze negative che un bambino vive, maggiore è la probabilità che abbia a che fare con problemi di ansia. Ma non va sottovalutata anche quella componente dell’ansia che si apprende proprio da mamma e papà. In fondo i genitori sono il modello di riferimento per i figli e il loro modo di fare e di reagire alle situazioni può, inavvertitamente, aumentare i livelli di ansia nei bambini. Numerose ricerche hanno messo in luce come per evitare questo spiacevole passaggio di consegne, sia importante insegnare alle famiglie ad individuare i segnali di paure immotivate e di ansia eccessiva e cosa fare per spegnerli. Tale lavoro è possibile attraverso una buona psicoeducazione, volta ad insegnare ai genitori e al bambino il proprio “alfabeto emozionale”, incentivando ad accrescere la consapevolezza dei propri stati emotivi e ad identificare i pensieri spaventosi e, al bisogno, modificarli. Altro modo per ridurre l’ansia è insegnare ai piccoli il confronto con la realtà: imparare cioè a riconoscere quella paura sana che ci mette in allerta in caso di pericolo e, al contrario, quei timori esagerati che rischiano di prendere il sopravvento condizionando i nostri comportamenti. Insomma, se ci troviamo di fronte ad un leone, meglio tenersene alla larga, mentre sembrerebbe esagerato non mangiare una torta di compleanno per il timore che sia avvelenata. L’ansia, infatti, è sana quando ci induce a fare qualcosa di utile, di necessario: come studiare per non essere impreparati all’interrogazione o evitare situazioni di reale pericolo. Ma chi soffre di disturbi di ansia, come nel caso delle fobie specifiche, non riesce a tenerla sotto controllo e quell’ansia sproporzionata rispetto alla situazione finisce con l’interferire con la quotidianità. Si potrebbe dire che, per non crescere figli ansiosi, sarebbe bene sospendere atteggiamenti iperprotettivi e ipercritici, privilegiando, invece, una buona dose di affetto e supporto emotivo. Ma per fare ciò è necessario che il genitore per primo sia ben consapevole del proprio mondo interiore e del proprio stile educativo, altrimenti sarà necessario rivolgersi ad uno psicologo-psicoterapeuta specialista, in grado di sostenere la genitorialità attraverso un percorso di parent training, poichè offrire questo tipo di servizio alle famiglie a rischio potrebbe ridurre anche i costi dell’assistenza sanitaria. In fondo, prevenire è meglio che curare.
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A cura della Dottoressa
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