Esperienze traumatiche possono essere vissute in maniera talmente angosciante da compromettere il normale funzionamento del bambino o dell'adulto e soddisfare così i criteri per un Disturbo Post-Traumatico da Stress. Tale quadro si caratterizza per la comparsa di una ricca sintomatologia che fa seguito a un episodio traumatico o a una serie di eventi traumatici collegati. Per definizione l’evento deve avere due caratteristiche: 1) deve comportare la minaccia di morte o la morte o gravi lesioni o una minaccia all’integrità di sé e degli altri; 2) deve essere percepito dalla persona come minaccioso, anche se nei bambini può essere difficile stabilire tale percezione, date le loro limitate capacità verbali. Ad ogni modo, prima dei quarantotto mesi, gli eventi traumatici riguardano fondamentalmente aggressioni di animali, incidenti, l’assistere all’uccisione del genitore, abuso fisico, abuso sessuale, disastri naturali, violenze familiari e sociali, perdite di figure di attaccamento e anche interventi medici.
Gli Autori dei Manuali, in comune con l’adulto, individuano numerosi criteri diagnostici: la persona è stata esposta ad un evento traumatico nel quale era implicata la morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria e di altri, laddove la risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimenti di impotenza o di orrore. L’evento traumatico viene rivissuto persistentemente attraverso ricordi, sogni, flashback, disagio intenso, reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti che simbolizzano all’evento traumatico. Si riscontra un evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma ed un’attenuazione della reattività generale e sintomi persistenti di aumento arousal. La durata del disturbo deve essere altresì superiore ad un mese e causare disagio clinicamente significativo. I sintomi più comuni in età evolutiva sono il continuo, ripetitivo, rivivere lo stressor in modo persistente anche nei giochi, nei sogni, nei disegni; l’evitamento degli stimoli in qualche modo legati al trauma; l’attenuazione della reattività generale, che produce una specie di obnubilamento; l’eccessiva attivazione; sentimenti di paura, orrore, impotenza; un comportamento disorganizzato e agitato; il ritiro sociale; la regressione intesa come perdita temporanea di abilità già acquisite come il linguaggio e il controllo sfinterico; i terrori notturni; le gravi anomalie del sonno; l’ipervigilanza; l’aggressività. In particolare, il quadro clinico in bambini e adolescenti affetti da Disturbo Post-Traumatico da Stress si caratterizza per la presenza di tre cluster sintomatologici ben definiti: Cluster Rievocazione, Cluster Evitamento, Cluster Iperattivazione. Il primo caratterizzato dalla continua presenza di pensieri intrusivi, oppure incubi, sogni o semplici flashback inerenti il trauma; altri bambini invece tentano di evitare costantemente il ricordo del trauma (cluster evitamento), compromettendo però molte attività quotidiane, esternalizzando il malessere con sintomi somatici o con la comparsa di atteggiamenti infantili ormai scomparsi da tempo; infine iperattività, agitazione, comportamenti aggressivi, disturbi del sonno e fluttuazioni del tono dell’umore sono peculiari dei bambini appartenenti al cluster iperattivazione. Nella psicopatologia dello sviluppo gli stressor più tipici responsabili del Disturbo Post-Traumatico da Stress sono oggi, probabilmente, i maltrattamenti e gli abusi fisici e sessuali, la violenza domestica ed extradomestica, i disastri naturali e le guerre. È tuttavia importante sottolineare che queste sono cause necessarie ma non sufficienti per determinare l’insorgere di un quadro psicopatologico: fattori protettivi ancora non chiariti dalla ricerca fanno sì che non sempre a uno di questi stressor faccia seguito un quadro clinico. D’altra parte, fattori predisponenti personali e familiari possono produrre un disturbo di questo tipo anche a seguito di eventi poco drammatici .
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A cura della Dottoressa
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