Il Mutismo Selettivo non è considerato dai manuali un Disturbo d’Ansia in senso stretto: ciononostante l’incapacità di parlare in alcune situazioni, tipica del quadro psicopatologico, può derivare dalla paura o dall’ansia creata da situazioni specifiche, senza trascurare che la comorbilità con i Disturbi d’Ansia è molto frequente, soprattutto con il quadro della Fobia Sociale. La sintomatologia può spesso essere spiegata come una forma di evitamento ansioso e tra l’altro la capacità di interpretare in questo modo le difficoltà del bambino da parte dei genitori, piuttosto che “arrabbiarsi” con lui, rappresenta probabilmente un fattore prognostico positivo.
La caratteristica fondamentale è la persistente incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche quando ci si aspetti che parli, mentre in altre situazioni parlare risulta possibile. L’anomalia interferisce con i risultati scolastici o lavorativi o con la comunicazione sociale e deve perdurare per almeno 1 mese, non essendo limitata al primo mese di scuola. Il Mutismo Selettivo non dovrebbe essere diagnosticato se l’incapacità a parlare è dovuta soltanto al fatto che il soggetto non conosce o non è a proprio agio con il modo di parlare richiesto dalla situazione sociale, come potrebbe avvenire nel caso di un bambino immigrato, né se l’anomalia è attribuibile all’imbarazzo relativo all’essere affetti da un disturbo della comunicazione. Spesso si osserva in questi bambini o adolescenti una timidezza eccessiva e patologica, una tendenza alla chiusura e al ritiro, un’ansia marcata per molte situazioni sociali che può produrre comportamenti di evitamento. Si osservano anche dipendenza ambivalente dalle figure genitoriali e concomitante ostilità. Per la diagnosi è quasi sempre necessario l’aiuto di colloqui con i genitori o gli insegnanti, proprio perché questi bambini non parlano durante la consultazione. A volte è possibile interagire attraverso un intermediario, per esempio la madre, con il quale essi parlano con voce bisbigliata.
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A cura della Dottoressa
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